Il suo governo ha alzato il reddito minimo, portandolo a 616 euro mensili.
Ha ridotto l'orario di lavoro a 35 ore settimanali.
Ha abbassato l'iva dal 23 al 13%.
Poi si è presentato davanti agli elettori, chiedendo un secondo mandato per continuare e perfezionare l'azione di governo. Ha ricevuto un plebiscito di voti: 41,7 %, 117 seggi su 230, ovvero maggioranza assoluta.
Si chiama António Luís Santos da Costa, non è un pericoloso bolscevico, ma l'ex sindaco di Lisbona. La sua azione politica non è figlia del marxismo declinato in chiave leninista, ma del buon senso.
"Questa è la vittoria del buon senso e la continuità delle politiche che ci hanno portato dove siamo. Voglio credere che questo sarà un altro passo avanti verso una ripresa economica e sociale post pandemia", confermano i suoi elettori.
Costa non viene considerato un estremista, un radicale. Il Partito Socialista di Portogallo, di cui Costa è il leader, viene considerato un partito di centrosinistra, non di sinistra.
Adesso domandiamoci dove verrebbe collocato in Italia un movimento politico che proponesse reddito minimo, settimana lavorativa di 35 ore e abbassamento dell'Iva del dieci per cento.
All'estrema sinistra, probabilmente. E questo dovrebbe bastare per farci capire quanto si sia spostato a destra questo Paese negli ultimi anni.
Nessun commento:
Posta un commento