Non era nemmeno cominciato l'ottavo e ultimo scrutinio di queste pessime elezioni presidenziali e già si alzava forte la voce di una infausta speranza: "Mattarella sia l'ultimo presidente eletto dal Parlamento".
Non si era ancora raggiunto il quorum su quel galantuomo di Sergio Mattarella e già molti esponenti politici si affrettavano a dichiarare di voler realizzare il vecchio disegno della destra italiana: l'elezione diretta del Presidente della Repubblica.
Il sogno di Almirante potrebbe diventare realtà tra sette anni o forse meno. E il fatto che a proporlo siano soprattutto Meloni, Renzi e Giorgetti non deve stupire: la destra ha sempre voluto che non vi fosse un arbitro, un garante della Costituzione nata dalla Resistenza.
I Padri Costituenti, menti raffinate e politici di tutt'altra levatura rispetto a quelli che abbiamo visto indegnamente pascolare nelle aule del Parlamento in questa settimana, immaginarono una Repubblica parlamentare e non presidenziale proprio per evitare quelle tendenze plebiscitarie, tanto care alle destre, che una elezione diretta del Presidente inevitabilmente produrrebbe.
I costituenti volevano un arbitro, non un giocatore. Una persona che rappresentasse un punto di unione, non di divisione. Un garante di tutti, non solo di chi lo ha eletto. Uno che faccia ciò che è giusto, non ciò che porta voti.
È bene dirlo subito: il presidenzialismo è pericoloso, specie in Italia. Non può e non deve trovare sponde, terreno fertile, sostegno.
Il fatto che il Parlamento, per la seconda volta nella storia, abbia dovuto rieleggere il Presidente uscente non deve portare a cambiare il metodo di elezione del Presidente, ma a cambiare radicalmente la composizione del Parlamento stesso.
Un Parlamento in cui c'è troppa destra, anche tra i banchi della sinistra.
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